Un commento alle elezioni in Brandeburgo, e un incontro a Genova
Dopo le elezioni in Brandeburgo Sergio Fontegher Bologna torna a scrivere della Germania, la cui crisi è stata al centro del suo ultimo intervento, lo trovate sul nostro sito.
Per questo commento a caldo invece sperimentiamo una novità: trovate l’intervento integrale di Sergio qui nella newsletter. Se volete condividerlo inoltrate l’email ai vostri contatti.
Un paio di commenti alle elezioni in Brandenburgo di ieri.
La prima cosa su cui mi sentirei di attrarre l’attenzione è l’alta percentuale di votanti, sopra il 70%. La seconda cosa è la vittoria di Pirro della SPD, che non riesce a formare una maggioranza, una volta che i Verdi sono stati estromessi dal parlamento regionale.
È la seconda volta, dopo la Turingia, che i Verdi non raggiungono la soglia del 5%. E ben gli sta, perché un partito nato sulla protezione dell’ambiente e quindi sulla pace si era trasformato in un partito di bellicisti sostenitori di Zelensky. Però è anche una triste constatazione, in quanto il patrimonio costituito dall’ambientalismo tedesco aveva reso l’aria più respirabile nell’Europa neoliberale. Oggi quel patrimonio è stato disperso.
AfD, si dice, ha perso col suo 29,9%. Sì, è arrivata seconda però i numeri in Parlamento regionale sono tali che AfD ha conquistato la Sperrminorität, ossia può bloccare tutte le decisioni che richiedono la maggioranza di due terzi, per esempio quelle per l’elezione dei giudici costituzionali. Non solo, la AfD è primo partito tra i giovani dai 18 ai 24 anni. Non solo, il candidato di punta della AfD ha ottenuto nel suo collegio il cosiddetto Direktmandat con il 39,9% dei voti(!!).
La vittoria della SPD viene spiegata con la grande popolarità del Presidente del Land, Dietmar Woidke, che governa da 11 anni, ma stavolta è la prima volta che non riesce ad ottenere il Direktmandat (per soli sette voti). È considerato un critico di Scholz ma non ha un profilo da porlo sul piano della politica nazionale, è considerato un’icona regionale. Quindi Scholz ha potuto tirare un sospiro di sollievo ma fino a un certo punto, la SPD va bene se non segue la sua politica (debbo ancora analizzare meglio su quali aspetti i due sono in contrasto).
Stupisce la magra figura della CDU che si fa superare anche dalla new entry BSW (Sahra Wagenknecht). Il suo capo Friedrich Merz, l’ultraatlantista che ha fatto fuori la Merkel, si era comportato bene, addirittura era stato l’unico leader nazionale a tenere un comizio l’ultimo giorno utile per dire che loro con la AfD non volevano avere a che fare e che bisognava isolarla (coerente in questo con la posizione del suo partito in Europa).
Resta da capire cosa succede adesso con il partito BSW. Innanzitutto come collocarlo politicamente. Definito ormai dai media, anzi bollato, come rossobruno (mezzo comunista mezzo fascista), questo partito ha avuto il merito, secondo me, di guardare in faccia la AfD, invece di cancellarla con l’epiteto neonazista e risolvere così la questione (teoria del cordone sanitario ovvero della politica dello struzzo). Ha cominciato a dire: “vi siete chiesti perché i giovani votano AfD? Noi diciamo perché soffrono il precariato, la disoccupazione, la mancanza di valori, cioè tutto quello che hanno prodotto le politiche neoliberali, ergo bisogna combattere quelle politiche”. Ha cominciato a dire: “Ma perché tutto quello che dice la AfD deve essere sbagliato? E se per caso dicesse qualche cosa di giusto, non sarebbe il caso di starla ad ascoltare e di intervenire sulle cause della sua protesta?”. Addirittura ha detto che sarebbe disposta a votare delle mozioni di AfD se fossero ragionevoli. Insomma ha, a mio avviso, messo il dito sulla piaga, denunciando il fatto che spesso l’antifascismo è solo immobilismo, se non il modo con il quale si giustifica il persistere di politiche neoliberali. Ma c’è un altro motivo per cui BSW va forte, per la sua campagna contro la criminalità finanziaria, contro l’evasione fiscale organizzata dalle grandi banche, quella che aveva fatto diventare famosa la procuratrice Anne Brorhilker, che aveva scoperto le colossali truffe fiscali organizzate dalle banche e le aveva portate in giudizio. Bene, questa donna ha dato in aprile le dimissioni dalla magistratura dicendo che l’apparato statale non ha nessuna intenzione di perseguire fino in fondo l’evasione fiscale ed ha lasciato intendere che il cancelliere Scholz è uno dei primi a voler proteggere la criminalità finanziaria. BSW ha tra i suoi uomini di punta Fabio De Masi, un oriundo italiano che ha combattuto con grande energia e competenza la criminalità finanziaria. Ma non basta, BSW ha denunciato il modo in cui il Cancelliere ha gestito l’affare dell’attentato al North Stream.
E allora tiriamo le somme: la SPD e la CDU insieme non hanno la maggioranza nel Brandenburgo, hanno bisogno di una stampella, sarebbero stati i Verdi o i Liberali, quelli che formano l’attuale governo federale, ma nessuno dei due ha superato la soglia del 5%, quindi sono fuori. Che cosa rimane? La BSW, che ha già detto che è disposta a dare una mano ma a certe condizioni, lo ha detto la sua portavoce in Brandenburgo che si chiama Amira Mohamed Ali. Quindi in Brandenburgo si formerebbe una coalizione, comunque traballante, formata da un leader SPD avversario di Scholz e da un partito che considera Scholz un protettore degli evasori fiscali.
Si capisce la Schadenfreude di AfD, che esulta per la sedicente sconfitta pensando alla vittoria nelle prossime elezioni federali (2025) e irride alla possibile coalizione di carta che si potrebbe formare nel Land. I Verdi, invece di fare autocritica, sclerano con dichiarazioni da gente che ha perso il cervello.
Per dire l’aria che tira da quelle parti. Tra i candidati AfD c’era un commerciante di auto che aveva certe cariche riservate ai laici nella chiesa evangelica. La Chiesa gli ha tolto tutte le cariche e l’uomo non è stato eletto.
Una delle cose più interessanti da sapere è a chi sono andati i voti degli ex astensionisti. Insomma, quelli che si sono astenuti nelle elezioni precedenti per chi hanno votato adesso?
Questa, a mio avviso, è la questione politica più scottante oggi in Europa, o si capisce la dinamica dell’astensionismo o si va avanti così tra neoliberalismo, populismi e neofascismo. Fermo restando ovviamente che la questione n. 1 in assoluto è la lotta contro le politiche neoliberali e belliciste. I conflitti sul terreno del lavoro sono l’unica via d’uscita e l’esperienza del WFP (Working Families Party) negli Stati Uniti mi conforta in questo senso.
Sergio Fontegher Bologna
Tra una settimana, il 1 ottobre, Sergio Fontegher Bologna sarà a Genova per un incontro intitolato “Le destre vincono, ma non è il peggio”.
La discussione prenderà il via dal suo ultimo libro Alcune note sulla questione dei ceti medi e dell’estremismo di destra in Italia dal dopoguerra ad oggi.
Che legame sussiste tra l’Italia contemporanea e la memoria storica del fascismo e degli anni ’70? Una delle tesi del libro, in particolare, è che la condizione dei lavoratori oggi in Italia, con il problema del precariato, della fuga dei cervelli, del caporalato e l’inciviltà che si diffonde in ampi strati della popolazione rappresentano un problema più grave dell’esistenza di un governo di estrema destra, ma al tempo stesso ne sono la causa principale
Potete leggere una presentazione completa dell’incontro cliccando qui.
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